sabato 5 luglio 2014

IN REQUIEM (o forse no)






  Sì, ok, vi ho fregato col titolo, perchè questo articolo non sarà un ritratto in onore di Faletti.
Ora, se siete quel fantomatico "popolo del web che si indigna" potete indignarvi adesso e chiudere il post subito dopo, ma, se non lo siete, statebbuoni e leggete.

Io non trovo sia sbagliato ricordare un personaggio, pubblico o meno, alla sua morte.
Tipo rimandare vecchie interviste, documentarsi su quello che ha scritto e così via.
Certo, lo trovo più sensato e naturale se quel qualcuno è Gabriel Garcia Marquez e non Giorgio Faletti (che, buonanima, viene citato in questi giorni per una frase che ha recitato in NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI, SCRITTA DA CHISSACCHECCAZZO DI CANE DI SCENEGGIATORE E NON DA LUI), ma comunque rimane giusto a prescindere dalla caratura del morto, perchè quando muore qualcuno automaticamente scatta in noi il senso del tempo, e rendendoci conto che passa sentiamo lo stimolo di rimettere insieme e scoprire i pezzi di vita di una persona che è defunta e che quindi non farà mai più nient'altro di materialmente concreto che non sia concimare un prato.

Lo faccio anche io, e se prima mi punivo mentalmente dandomi del semplicione, ho poi spiegato a me stesso quello che ho spiegato a voi poche righe sopra e ho deciso di fare pace col mio cervello.


LA BIG DIFFERENCE tra celebrare qualcuno o ricordare qualcuno, sta nel fatto che quando muore una persona, esempio Faletti, c'è chi sente il bisogno di scoprire cosa ha scritto, recitato, costruito, progettato durante la sua vita e chi sente il bisogno di trasformare l'ormai cadavere (sempre Faletti, per i meno svegli) in una "icona a tutti i costi".

Così si cerca di tirare fuori tutte le frasi migliori (secondo un criterio di scelta soggettivo e discutibilissimo) del poveretto in questione, passando da Mandela a Simoncelli, da Don Gallo al primo ultras a cui hanno spaccato la testa, finendo per creare un corollario di minchiate a cui fa capo il sommo principio:


"DEI MORTI NON SI PARLA MALE"


Sapete una cosa? A me "Cent'anni di Solitudine" non sta piacendo. Marquez era noioso.
E Faletti era un bravo scrittore e attore, non un arcangelo.

Provocazione, tanto per chiarire che tra parlare male dei morti e scongiurare il pericolo di farlo incensandone la memoria in modo eccessivo e stupido, ci sta di mezzo l'onestà intellettuale propria e quella del poveraccio morto che finisce nelle nostre immagini del profilo.









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